La valenza strategica dell’apprendimento continuo
Questo articolo potrebbe iniziare come una volta iniziavano le favole.
C’era una volta l’apprendimento di un mestiere, che qualificava il lavoratore e lo instradava in un percorso più o meno articolato che lo conduceva attraverso la sua esistenza professionale. Lo spazio per il cambiamento, nel corso di quegli anni, poteva anche essere molto ridotto, e al lavoratore potevano essere sufficienti le competenze acquisite nel corso degli studi o della sua formazione professionale.
Oggi come oggi, per dirla con Lucio Battisti, “tutto questo non c’è più”. In una fase storica nella quale alle aziende viene richiesta una capacità di rispondere alle sollecitazioni del mercato totalmente differente rispetto al passato, ecco che una mentalità basata sull’apprendimento continuo e sull’acquisizione di nuove competenze è quello che serve per non farsi cogliere impreparati.
Che cos’è l’apprendimento continuo
In inglese viene definito “lifelong learning”, ed è il concetto alla base di quella formazione continua che da sempre abbiamo riconosciuto essere capace di distinguere un’azienda che cerchi semplicemente di sopravvivere da una che investa nelle sue potenzialità di crescita, e si mostri attrattiva nei confronti dei migliori professionisti in circolazione. Significa, sul fronte manageriale e per quello che coinvolge i dipendenti, essere aperti ad imparare in maniera continuata, rimanere al passo con i cambiamenti, acquisendo nuove competenze e aggiornando quelle già acquisite nell’ottica di una realizzazione che sia insieme professionale e personale.
Un processo che da un lato deve coinvolgere il lavoratore, consapevole che a maggiori competenze corrisponda la possibilità di un percorso di carriera più gratificante, e dall’altro deve necessariamente essere considerato come un investimento da parte dell’azienda, che vedrà ritornare i suoi sforzi sotto forma di maggiore competitività rispetto ai concorrenti e maggior coinvolgimento, efficienza e produttività da parte della forza lavoro.
I dati che certificano l’importanza del lifelong learning
Il “Future of Jobs Report” del 2023, redatto dal World Economic Forum, ha evidenziato come ben “due quinti delle competenze-chiave possedute oggi dai lavoratori saranno messe in crisi dai cambiamenti tecnologici entro il 2027”, e come, stando ai ritmi attuali, “la metà delle competenze-chiave di tutti i lavoratori vada aggiornata ogni cinque anni“.
Servendoci dei dati, possiamo chiarire anche quale tipo di benefici sia possibile aspettarsi dall’implementazione di strategie interne mirate alla promozione dell’apprendimento continuo. Sul fronte del coinvolgimento, della motivazione e produttività dei dipendenti, i lavoratori intervistati nel “Employee Well-Being Report” di Glint citano proprio le “opportunità di apprendimento e crescita” come il driver principale di una cultura aziendale eccezionale.
E nello “Skills Advantage Report” condotto da LinkedIn viene alla luce come i dipendenti di organizzazioni con culture lavorative che rispondono a standard elevati abbiano il 31% in più di probabilità di consigliare ad altri colleghi di lavorare per la propria organizzazione e il 25% in più di probabilità di dichiararsi felici della propria occupazione. Oltre a tutto ciò, come confermato dalla stragrande maggioranza dei professionisti che si occupano di apprendimento e sviluppo, è sempre meno costoso riqualificare un dipendente attuale piuttosto che assumerne uno nuovo.
Come incoraggiare all’apprendimento continuo in azienda?
Come dunque rafforzare in azienda una cultura basata sul concetto di apprendimento continuo? La chiave per sviluppare una cultura di questo tipo è incoraggiare dipendenti e manager a programmare e sviluppare i propri percorsi di apprendimento. Le aziende dovrebbero fornire loro gli strumenti, il tempo e la motivazione per far loro comprendere quale sia il livello di priorità dell’argomento. Chiavi generali del successo, in questo senso, sono il fatto di adattare le possibilità di apprendimento a ciascun dipendente e ai suoi obiettivi di carriera, dotarsi di software di apprendimento flessibili, accessibili e facili da usare, per misurare i progressi compiuti, nonché formare i manager affinché supportino l’apprendimento continuo come competenza fondamentale all’interno dell’azienda.
Secondo il “Workplace Learning Report” di LinkedIn, solo il 35% dei dipendenti è stato incoraggiato all’apprendimento dal proprio manager nel corso degli ultimi sei mesi. Uno squilibrio di questo tipo è certamente di ostacolo alla creazione di una cultura aziendale che metta il lifelong learning in cima alle sue priorità.
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