Employer Branding: punti chiave per i datori di lavoro
Quando si parla di Employer Branding, si fa riferimento all’insieme delle strategie finalizzate a migliorare l’immagine di un’azienda, sia per quel che riguarda i suoi dipendenti all’interno sia in relazione ai potenziali candidati da attrarre. Dalla retribuzione ai benefit, dall’ambiente di lavoro alle prospettive di carriera, dall’affidabilità alla capacità di inclusione, tutto questo e molto altro contribuisce a restituire ai lavoratori esistenti e ai potenziali futuri dipendenti la fotografia dell’organizzazione.
Non è difficile comprendere come lo sviluppo di strategie efficaci, volte al miglioramento della reputazione dei datori di lavoro, si riveli allo stesso tempo un elemento di grande importanza sia per trattenere in azienda le figure più valide, sia per far avvicinare quegli ormai famosi “talenti” dei quali tanto si parla in questo periodo storico, nel quale si ha fame di produttività, innovazione ed efficienza.
Cosa dovrebbe fare dunque l’azienda che volesse implementare un ottimo Employer Branding in questo 2023? Quali sono i punti chiave da tenere a mente per i datori di lavoro? Ci vengono in aiuto i dati della Employer Brand Research di Randstad, un’indagine internazionale che coinvolge 32 Paesi con quasi 163.000 rispondenti in 6.022 aziende intervistate in tutto il mondo, Italia compresa.
Cosa è importante per i dipendenti nella scelta del datore di lavoro
Innanzitutto, ci sono da tener presenti quali siano i fattori ritenuti più importanti per i dipendenti nella scelta di un datore di lavoro. La ricerca mette in luce come i cinque principali siano nell’ordine:
- Un buon equilibrio tra vita privata e vita professionale (60,5%)
- Un’atmosfera di lavoro piacevole (57,5%)
- Una buona retribuzione e benefit interessanti (54,5%)
- La sicurezza del posto di lavoro (51%)
- La visibilità del percorso di carriera (47%)
Ma è nella comparazione tra questo profilo dell’azienda ideale e quello reale, secondo la valutazione dei lavoratori delle proprie organizzazioni, che appare subito una certa discrepanza: work-life balance e buona atmosfera di lavoro non appaiono tra le prime voci, mentre retribuzione e benefit si piazzano proprio sul fondo della classifica.
Se a ciò aggiungiamo che i tre motivi principali che potrebbero portare il dipendente a lasciare il datore di lavoro attuale sono proprio una retribuzione non adeguata (40%), uno sbilanciamento tra vita privata e professionale (36%) e la mancanza di opportunità di crescita professionale (28%), ecco che emerge chiaramente quanto possa rivelarsi pericolosa questa distanza tra i desiderata della forza lavoro e la realtà lavorativa esistente.
I punti chiave per i datori di lavoro
Quali sono dunque gli elementi che non possono essere sottovalutati per ciò che riguarda l’Employer Branding aziendale?
- Nello strutturare una corretta strategia, le aziende oggi non possono fare a meno come prima cosa di tenere in grande considerazione il bilanciamento tra vita privata e vita lavorativa, attualmente il fattore più importante per i dipendenti nella scelta di un datore di lavoro. Anche suddividendo il campione intervistato in fasce d’età, infatti, è sempre la voce principale tra quelle messe in elenco. Eppure, tastando il polso della situazione odierna, si comprende fin da subito come ci sia spazio per un certo miglioramento da questo punto di vista.
- Nell’offerta dei benefit, i datori di lavoro devono tenere in conto come per l’81% dei rispondenti i benefit non materiali siano molto importanti o altrettanto importanti rispetto a quelli materiali. Ciò significa che buone relazioni con manager e colleghi, una comoda ubicazione aziendale, flessibilità sul lavoro, maggiore autonomia e più tempo libero diventano tutti fattori di una certa rilevanza nella scelta di un datore di lavoro rispetto a un altro.
- Fornire opportunità di sviluppo e crescita professionale rappresenta un aspetto fondamentale nella strategia di Employer Branding. La mancanza di queste opportunità è proprio uno dei principali motivi che spingono le persone a lasciare il loro datore di lavoro. Scorrendo i dati della ricerca si scopre come l’offerta di opportunità di riqualificazione/miglioramento delle competenze sia importante per ben l’82% dei dipendenti italiani, mentre solo il 50% ritiene che gli vengano effettivamente offerte tali opportunità.
- Seppure la percentuale di lavoratori da remoto si stia riducendo rispetto agli anni passati, è ancora una modalità frequente di lavoro in particolare per i dipendenti con un’istruzione di livello elevato. Un elemento da non sottovalutare qualora si volesse risultare attrattivi verso questo segmento di lavoratori.
- Inclusione e diversità, così come i benefit in tema di salute mentale e benessere, sono entrambi aspetti molto importanti per le giovani generazioni. Ci si aspetta quindi che assumano sempre più rilevanza nel prossimo futuro. Sarebbe bene che i datori di lavoro iniziassero a sviluppare strategie e politiche anche su questi temi, per non ritrovarsi indietro rispetto alla concorrenza.
- Prestare attenzione alle opportunità offerte alle donne e adottare una politica di parità retributiva sono altri elementi chiave di una corretta strategia di Employer Branding (e non solo … verrebbe da dire). Nella prospettiva di superare l’attuale gap di opportunità segnalato dalle lavoratrici donne (solo il 46% delle donne ritiene attualmente di avere opportunità di crescita, rispetto al 54% degli uomini) e di puntare all’equità retributiva, vanno tenuti nella giusta considerazione.