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HR: tre parole per raccontare il 2022

20 Dicembre 2022
HR: tre parole per raccontare il 2022

“Dammi tre parole” cantava uno dei tanti tormentoni musicali, nel corso dell’ormai lontana estate del 2001. Venendo al presente, l’anno che si avvia a chiudersi porta con sé, oltre a un forte desiderio di superare gli squilibri dovuti al lungo periodo pandemico, anche tutta una serie di parole ricorrenti che per un motivo o per l’altro hanno avuto un ruolo chiave per il settore delle Risorse Umane. Abbiamo voluto ripercorrere all’indietro questi ultimi dodici mesi alla ricerca delle tre a nostro parere più significative, cercando in tutti i modi di sfuggire alla banalità del “sole, cuore, amore”, ma concentrandoci su quei termini che più degli altri sono capaci di indicare la strada per il prossimo futuro.

  1. Competenze

Il primo non può che essere Competenze. Un po’ perché sappiamo che sarà un argomento molto dibattuto nei mesi a venire, visto che il 2023 è stato proclamato “Anno europeo delle competenze”, un po’ perché riteniamo da sempre la Formazione un pilastro fondamentale del funzionamento efficiente dell’organizzazione aziendale.

I dati Eurostat più recenti indicano che solo il 37% degli adulti ha l’abitudine di seguire corsi di formazione, che 4 cittadini europei su 10 (1 lavoratore su 3) non dispongono delle competenze digitali di base e che parecchi settori segnalano e denunciano carenze in termine di competenze. Uno degli obiettivi condivisi dagli Stati UE è proprio quello di tentare di andare a colmare nel breve termine questo debito formativo, particolarmente per ciò che riguarda gli aspetti legati al digitale. Stando a quanto previsto dalla bussola digitale, almeno l’80% degli adulti dovrebbe possedere per lo meno le competenze digitali di base, nell’ottica di favorire quanto più possibile l’occupazione.

Ma parlare di competenze non significa riferirsi solamente alle hard skills, visto che sempre più spesso sono quelle soft a prendersi le luci della ribalta e assumere un’importanza che forse mai prima d’ora avevano avuto. Stando a quanto riferito a Forbes da Rohan Rajiv, direttore del Product Management di LinkedIn: “Le competenze trasversali di base sono diventate ancora più importanti data l’ascesa del lavoro remoto e autonomo e stanno diventando sempre più fondamentali in tutti i settori, i livelli e gli ambienti di lavoro. In effetti, queste competenze trasversali erano presenti nel 78% dei lavori pubblicati a livello globale negli ultimi tre mesi”.

Tanto che la rivista stessa ha stilato una lista di quelle su cui puntare, perché se è vero che le macchine saranno sempre più presenti nel mondo del lavoro che verrà, è altrettanto vero che le persone, e le loro competenze, manterranno un ruolo centrale. Ed ecco allora che al lavoratore del prossimo futuro non potranno fare difetto il pensiero critico, la capacità di prendere decisioni, l’intelligenza emotiva e l’empatia, la creatività, la capacità di lavorare in squadra e di gestire al meglio il tempo, tra le altre cose. Il lavoratore competente, insomma, sarà solido sia dal punto di vista strettamente professionale che da quello più legato alla sua sfera personale, mettendo in gioco nuovi aspetti, che ci conducono direttamente alla seconda parola chiave del 2022.

  1. Work-Life Balance

L’equilibrio tra sfera lavorativa e sfera privata era stato messo a dura prova e nello stesso tempo aveva assunto un ruolo mai avuto prima nel clou della fase pandemica, quando tutto si è dovuto riorganizzare in fretta e furia, affermandosi come uno degli ingredienti fondamentali nel raggiungimento di risultati ottimali sia sul fronte della produttività che su quello dei fatturati per l’azienda. I luoghi del lavoro che, digerita la lezione, hanno messo le persone al centro della propria organizzazione sono stati quelli che poi hanno visto crescere anche i loro livelli di produttività e i loro fatturati rispetto alla concorrenza, potendo contare su persone motivate e collaborative, non stressate né desiderose di arrivare il prima possibile alla fine della giornata.

Strettamente collegato alla poca importanza data alla work-life balance, nel corso dell’anno è emerso un fenomeno relativamente nuovo: il Quite Quitting, ovvero la tendenza da parte dei collaboratori senza motivazione a fare il minimo indispensabile, rifiutando carichi di lavoro straordinari e tenendo ogni spinta creativa per la propria vita privata. L’attenzione rispetto alla gestione dei livelli di stress del personale e insieme a quella del tempo dedicato al lavoro e alla vita privata si sono dimostrate essere le armi in più dei leader che abbiano compreso come l’aumento del benessere lavorativo abbia corrispondenze dirette nella competitività aziendale sul mercato. Ed ecco che, coinvolgendo nel discorso i leader aziendali, andiamo direttamente alla terza parola del 2022.

  1. Leadership

L’anno appena trascorso segna, probabilmente in maniera definitiva, il tramonto della figura del leader superuomo, autoritario e capace di avere pronte tutte le risposte. Con il riconoscimento dell’importanza della collaborazione e del lavoro di squadra, e la conseguente tendenza a responsabilizzare e delegare capacità decisionali ai singoli collaboratori, la figura del leader tende a trasformarsi da quella di dispensatore di ordini da eseguire a quella di aggregatore delle varie istanze che emergono, di persona capace di avere una visione allargata e globale dell’organizzazione, di vero e proprio punto di riferimento dal punto di vista comunicativo. Come per il discorso fatto a proposito delle competenze, emerge l’importanza della sfera relazionale del leader, che si mette in gioco e, sceso dal piedistallo dove si era collocato, si apre alla crescita personale continua e alla possibilità di sbagliare e imparare egli stesso.

Nel momento in cui l’engagement diventa un argomento centrale, ecco che le caratteristiche più ricercate nel leader moderno sono quella di sapere su che cosa fare leva per motivare il gruppo di lavoro, la capacità di programmare al meglio le scadenze e le attività, nonché una forte attitudine al problem solving. Si impongono quindi nuove sfaccettature che arricchiscono di sfumature la figura del nuovo leader: la capacità di ascoltare innanzitutto, insieme a quella di gestire al meglio il lavoro del team e al fatto di sapersi concentrare sulla maniera adeguata di premiare e incentivare ogni elemento che compone la squadra.

Mostrare i muscoli, insomma, non fa più la stessa impressione di un tempo. Il vero super-leader oggi è capace di ascoltare, delegare e riconoscere. E più di qualcuno dirà che era proprio ora… Buon 2023!

Immagine da rawpixel.com

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