Professionista HR, ecco 4 consigli da tenere a mente
Impossibile non rendersi conto di come i professionisti HR siano al centro di una fase di grandissima trasformazione, una sorta di rivoluzione che riguarda gli equilibri dell’intero mondo del lavoro e che li coinvolge in prima persona, imponendo una serie di modifiche ad atteggiamenti consolidati, un cambio di passo sul fronte della consapevolezza digitale e una riconsiderazione dell’intero sistema di comunicazione con i dipendenti.
Tutti argomenti che sono stati al centro degli incontri in programma a Parigi per il decennale della Conferenza UNLEASH World 2022, uno degli appuntamenti più influenti per quel che riguarda il settore delle Risorse Umane.
Ormai da tempo punto di riferimento per ciò che riguarda l’evoluzione della figura del professionista HR, la conferenza è stata utile per approfondire tutta una serie di aspetti peculiari del ruolo, analizzando la situazione presente e proiettandosi verso il prossimo futuro, tra analisi dei dati, algoritmi e interventi dell’intelligenza artificiale, senza tralasciare argomenti di strettissima attualità quali lo smart working, il rientro in ufficio e il nuovo rapporto da creare tra azienda e dipendente (quello che ormai sarebbe il caso di chiamare e considerare a tutti gli effetti “collaboratore”).
Vediamo 4 punti salienti che sono emersi dalla due giorni parigina, da tenere bene a mente.
Ok tastare il polso dell’engagement dei collaboratori, ma attenzione a non abusare dei questionari
Se da un lato viene riconosciuta da tutti gli attori l’importanza fondamentale di avere dati riguardanti la motivazione dei team aziendali, dall’altro c’è chi inizia a mettere in guardia i professionisti HR sul fatto che sottoporre questionari a cadenza settimanale per tastare l’umore dei collaboratori potrebbe avere un effetto boomerang, restituendo dati falsati a causa della ripetitività delle domande e dello scarso coinvolgimento.
La persona viene giustamente ritenuta centrale nel sistema-azienda moderno, e per aggirare tutti i possibili errori di valutazione presenti in una compilazione seriale di un foglio di domande si consiglia in ogni caso di prediligere la comunicazione uno con uno. Imparare a comunicare meglio sarà produttivo su entrambi i fronti: più soddisfacente per il collaboratore e insieme più efficace per la valutazione del professionista HR.
La proposta di valore per i dipendenti (EVP) va rivista e corretta
Quando ci si riferisce alla EVP si pensa automaticamente ai vantaggi e le opportunità che l’azienda s’impegna a garantire ai suoi dipendenti, secondo uno schema dato per acquisito che vede stipendio e benefit ai primi posti. Oggi tutto questo può non essere sufficiente se non si mettono sul piatto della bilancia il fatto che le persone in azienda vanno motivate e incentivate a crescere all’interno dell’organizzazione. Ecco che applicare strategie di Total Reward, dove la soddisfazione del collaboratore è uno degli elementi alla base della proposta di valore, si fa strada come la soluzione più rispondente alle esigenze del momento.
Diana Fayad, Responsabile Total Rewards presso General Electric, ha espresso il concetto molto chiaramente: “La definizione classica di EVP è un insieme di attributi che i dipendenti percepiscono come il valore acquisito attraverso l’occupazione e nell’organizzazione. C’è qualcosa di obsoleto in questa definizione: è la parola dipendenti”.
Il rientro in ufficio ha bisogno di una forte motivazione
La diffusione del lavoro da remoto e della forma ibrida del lavoro hanno chiaramente messo in crisi il modello del lavoro in ufficio. Perché tornare quando – stando ai dati di una recente ricerca condotta nel Regno Unito da Slack – oltre la metà dei lavoratori si sente più produttiva lavorando da remoto e soprattutto quando molto spesso i dipendenti in ufficio passano ore in videocall con elementi fuori dagli spazi fisici aziendali?
Oltre alle quattro mura, la scrivania e la macchina per il caffè, spetta ai datori di lavoro dare la motivazione alle persone per tornare a lavorare in ufficio. Il lavoro da remoto senza dubbio rimarrà e si consoliderà nel tempo, ma per rendere più attrattiva e proficua l’esperienza in sede bisogna puntare sulla collaborazione, la socializzazione, il coaching. Sulle esperienze che non possono essere sostituite in maniera virtuale.
Bisogna trasformare i collaboratori da clienti a creatori del proprio spazio lavorativo
Nello stesso modo in cui è necessario garantire ai collaboratori l’autonomia nella definizione delle modalità per il raggiungimento degli obiettivi concordati, elemento ormai cruciale nella nuova organizzazione del lavoro, così è bene coinvolgerli il più possibile nella creazione stessa dell’ambiente lavorativo ideale, personalizzato e tagliato sulle esigenze dei singoli.
Per controbattere alla scarsa motivazione e a fenomeni come il Quite Quitting è importante non considerare il collaboratore solo come un cliente che usufruisce dello spazio aziendale ma come il creatore, e di conseguenza il responsabile, del proprio spazio lavorativo. Ancora una volta si tratta di decentralizzare, un’azione che può risultare sofferta quando si sia abituati a tenere sempre le redini del controllo, ma che oggi fa la differenza tra un’azienda al passo coi tempi e una irrimediabilmente vecchia. Senza attrattività. E senza speranza.